Storie dal cassetto della biancheria: la felpa.

Bentornati sul mio blog, come state? Torniamo parlare della storia e dell’evoluzione dei capi più comuni che tutti abbiamo nell’armadio, e oggi tocca a lei: la felpa.

Capo sportivo e da lavoro per eccellenza, oggi è diventato trasversale alle occasioni d’uso. La felpa è uscita dalla palestra, diventa chic e casual chic e addirittura ne esistono versioni da sera!

Iniziamo.

Partiamo dall’etimologia

La felpa è un capo di abbigliamento realizzato con un tessuto a maglia in catena rasato. Il tessuto può essere passato sotto una macchina chiamata ‘garzo’, che estrae il pelo nella parte interna, e viene definita felpa ‘garzata’. Quella leggera, usata durante le mezze stagioni, di solito è ‘sgarzata’, ovvero non è passata sotto il garzo ed è quindi priva del pelo interno (in gergo commerciale è detta anche ‘french terry’).

Originariamente nata per praticare l’attività sportiva, è indossata anche abitualmente (al pari dei maglioni e dei pullover). Il nome inglese è «sweatshirt», letteralmente «maglia da sudore».

La felpa generalmente va dalla vita fino al collo, è a maniche lunghe ed esiste in diverse versioni: con il cappuccio, senza maniche, con la cerniera lampo o con la tasca centrale.

(Definizione Wikipedia)

Storia

Si sente spesso dire che sia nata come capo d’abbigliamento tecnico, da lavoro, pesante ma confortevole. E l’invenzione della felpa, con o senza cappuccio, viene spesso attribuita all’azienda statunitense Champion. Questo capo era studiato per venire incontro alle esigenze degli operai che dovevano lavorare all’esterno, quindi sottoposti a condizioni climatiche sfavorevoli e a temperature rigide.

Il primo modello di felpa con cappuccio, che proteggeva la testa dalle intemperie, fu creato infatti dalla Champion negli anni Trenta del secolo scorso.

In realtà, però, la storia della felpa senza cappuccio, prima versione per capirci, ha la sua vera origine una decina di anni prima, nel 1925. Quando Bennie Russell, il figlio del proprietario della Russell Manufacturing Company, in Alabama, fa produrre delle maglie comode e assorbi sudore per giocare a football americano.

La Russell Manifacturing era un’azienda tessile che fabbricava soprattutto intimo in cotone e in maglia per donne e bambini. E per queste felpe si utilizzò proprio un cotone molto morbido che veniva impiegato all’epoca per la biancheria femminile.

Ma perché questi giocatori di football americano avevano bisogno di questo nuovo capo di abbigliamento?

Perché fino a quel momento si utilizzavano maglioni di lana che pizzicavano e irritavano la pelle. Così il pezzo di sopra dell’intimo da donna, fatto con un cotone rasato, cioè privato della peluria (tecnicamente con un tessuto a maglia in catena rasato) venne trasformato nella nuova divisa dei giocatori di football.

Una felpa dallo scollo tondo e con il caratteristico triangolino di tessuto che serviva per raccogliere il sudore dal collo e agevolare il passaggio della testa.

Il modello hoodie, la felpa con cappuccio

Dal successo della felpa tra gli sportivi, la Champion ricava l’idea del modello hoodie, la felpa con il cappuccio. L’idea di applicare il cappuccio alla felpa “fu dettata dalla necessità: Champion si trova nello Stato di New York, dove il freddo è brutale”, ha spiegato al Wall Street Journal l’attuale vicepresidente, Matt Waterman.

I giocatori di football, che ormai erano abituati a usare le felpe per giocare, furono tra i primi a indossare la versione col cappuccio. E questa versione subito si diffuse anche tra i lavoratori nei magazzini e all’aperto.

La Champion iniziò a produrle anche per i soldati statunitensi, che la portavano durante gli allenamenti.

Negli anni Quaranta ancora la Champion inventa la felpa con la tasca davanti, detta anche “tasca canguro”, dall’inglese kangaroo pocket.

Prima di allora le felpe non avevano tasche, neanche quelle laterali.

Anni ’50 e ’60

Così comoda e versatile la felpa con cappuccio diventa presto un capo famoso tra i giovani liceali. Le felpe hoodies diventano un capo d’abbigliamento di tendenza tra i ragazzi.

Negli anni Cinquanta e Sessanta le squadra di football dei college americani iniziarono a stampare il nome dell’istituto sulla felpa, che divenne quindi un simbolo di appartenenza. Anche le ragazze iniziarono a portarla: prima perché era quella dei fidanzati e poi per appartenenza ai vari college. Divenne un capo popolare fra tutti, maschi e femmine.

E successivamente la Champion si mise a produrre e vendere felpe anche per i non atleti.

In questo periodo anche le grandi aziende di moda si interessarono alla felpa con cappuccio.

Nel 1967 la rivista Vogue pubblicò un servizio che ne mostrava una elegante, in cashmere e con la zip. Qualche anno dopo, la stilista britannica Vivienne Westwood fece sfilare modelle vestite di felpe con cappuccio, strette come corsetti e decorate con stampe vittoriane. E dopo tutti gli altri.

Dagli anni ’70 ai ’90

Durante gli anni 70 del secolo corso, la felpa con cappuccio diventa icona di una generazione, simbolo di anticonformismo e di ribellione sociale.

Nel 1976 la rese popolare anche il personaggio di Rocky Balboa, che si allenava nelle gelide strade di Philadelphia con una felpa grigia con cappuccio.

La indossano indistintamente i writer, che le indossano per coprirsi il volto mentre fanno i graffiti.

Ma anche gli skater, i ballerini di breakdance e diventa divisa della cultura hip-hop, fino ai rapper degli anni Novanta. E diventano gigantesche, di due o tre tagli in più del necessario.

Proprio negli anni Novanta viene coniato il temine hoodie, che nel mondo anglosassone indica appunto la felpa con cappuccio. In questo periodo assume però un significato negativo.

Era associata alla microcriminalità e ai movimenti delle sottoculture. Negli Stati Unti era spesso indossata dai ragazzini neri e dai bianchi delle famiglie povere e disagiate.

Anni 2000 ad oggi.

Dagli anni Duemila, la felpa con cappuccio è entrata anche nella moda di lusso, come tutti gli indumenti dello streetwear in generale.Tra i primi ad aver presentato alle sfilate felpe di lusso ci fu Yohji Yamamoto nella collezione Y-3, realizzata in collaborazione con Adidas, seguito a ruota dal Raf Simons, da Rick Owens, da John Galliano da Maison Margiela, da Pierpaolo Piccioli da Valentino.

Oggi decine di uomini di successo molto giovani hanno iniziato a indossarla come alternativa all’abbigliamento d’ufficio. Pensate a Steve Jobs e Mark Zuckerberg: di certo sono persone non legate al mondo del rap o della street artist. Ma hanno fatto diventare la felpa un capo glam e adatto a chiunque e ad ogni situazione.

Infine…

La storia della felpa è quindi la storia dell’evoluzione di un capo tecnico, nato per lo sport e dedicato allo sport. O da lavoro, e lavoro in luoghi freddi, da cui la necessità di un cappuccio. In ogni caso un capo nato per scopi non legati direttamente all’industria della moda, a come indossiamo oggi la felpa. Se ci pensiamo è quello che è successo per i jeans: capo nato per le miniere e per i cowboy, oggi li indossiamo anche in ufficio e nel tempo libero.Certo non nelle occasioni più formali ma per tutte le altre si.

E ne abbiamo tutti almeno una nell’armadio, io anche molto più di una ad essere sincera!

Prima di salutarvi, un consiglio: preferite i modelli in cotone, sia leggera che pesante. Risulterà così più traspirante, non causa allergie e irritazioni, è facile da lavare e asciugare, e non immette microplastiche durante il lavaggio. E a fine vita è biodegradabile, che non guasta!

Chiudiamo il nostro cassetto della biancheria e noi ci vediamo presto con il prossimo approfondimento!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *