

Oggi vi racconto un po’ la storia della camicia da notte, che per secoli è stato l’unico indumento da letto sia femminile che maschile, ma oggi ha una vita controversa. Chi la ama, chi la odia, chi la vuole comoda e chi indossa il pigiama.
Ma andiamo con ordine.
Partiamo dall’etimologia
Una camicia da notte, chiamata anche canotta, fa parte della categoria pigiameria o piagiami. Generalmente viene realizzata in un tessuto leggero e flessibile, morbido ma può assumere anche peso invernale. È un capo creato appositamente per dormire. Di solito viene infilato sopra la testa e viene indossato vicino alla pelle.
Storia
Il termine camicetta fu rinvenuto per la prima volta nel tardo medioevo, e abbinato a questo capo con cui si poteva anche dormire.
Fino ad allora la gente aveva dormito nuda o aveva tenuto gli abiti da giorno. Questo perché fino al Rinascimento dormire da soli in una stanza era un lusso riservato ad una élite. Quindi veramente a poche persone. Di conseguenza le possibilità erano poche. Dormire nudi o con gli abiti o la camicia da giorno.
La camicia è l’elemento base della biancheria sin dal Medioevo. Da giorno, messa sotto l’abito o alla sopraveste. Spuntava anche dalle maniche, che potevano esere cambiate più volte durante la giornata a seconda dell’occasione d’uso. La sua versione da notte invece, arriva e si diffonde più tardi.
Anticamente, le camicie da notte erano privilegio della nobiltà ed erano considerate un segno di lusso, se non altro per il fatto che erano piuttosto costose. E’ nei secoli XVII e XVIII che la camicia da notte inizia a distinguersi da quella da giorno. Molto lunghe, larghe e cucite in lino o cotone spesso, usate sia dagli uomini che dalle donne.
Le prime camicie da notte, dunque, arrivano nel tardo Medioevo e Rinascimento. Erano molto capienti, ampie, in linea di massima simili a una camicia da giorno ma con uno specifico uso notturno. Semplici perchè, comunque, non le doveva vedere nessuno.
Quando entra davvero in uso?
In generale, la camicia da notte è entrata veramente nell’uso comune nel 19 ° secolo, in molti paesi addirittura dopo.
A poco a poco, la camicia da notte inizia ad acquisire contorni familiari e si stabilì negli armadi delle persone con un reddito medio. Ma il suo stile era ancora molto semplice, perché poche persone pensavano alla funzione decorativa della camicia. Era sempre lunga fino ai piedi, ampia, maniche lunghe e poco scollata. Il suo compito principale, infatti, era quello di coprire la nudità e fornire tepore.
Successivamente, dall’epoca vittoriana in poi, come tutto il resto dell’abbigliamento, anche la camicia da notte è andata riempiendosi di nastri, pizzi, merletti e trine.
La duchessa di Windsor (moglie dell’abdicato re Edoardo VIII), ad esempio, preferiva le camicie in chiffon dal taglio classico.
In generale, anche in questo tempi, la camicia da notte rimane lineare, lunga fino ai piedi, con pochi bottoni e solo nella parte superiore. Chiusa fino al collo, la camicia da notte ottocentesca era ornata con una profusione di merletti nei larghi polsini e sproni.
E poi?
La pigiameria vera e propria, intesa come pantaloni e casacca, si diffuse, dunque, solo nel XIX secolo. Il pigiama viene introdotto in Europa attraverso l’Inghilterra che ne derivò l’uso, per imitazione, dall’India e dalla Persia dove indumenti simili venivano usati però per uso diurno.
Negli ultimi decenni dell’Ottocento, il pigiama viene impiegato, limitatamente a particolari ambienti sociali, in ambito esclusivamente maschile. Come indumento da camera o da casa.
Il suo impiego come indumento da notte risale agli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, in sostituzione della camicia da notte. Anche se le due tipologie, camicia da notte e pigiama, convivono, in ambito maschile, fino al primo dopoguerra. I nostri nonni e bisnonni sicuramente la indossavano, assieme alla cuffia da notte.
Solo dall’ultimo decennio del secolo XIX, viene introdotto, e comunque con diffusione sociale molto limitata almeno fino all’ultima guerra mondiale, il pigiama per uso notturno femminile. Le signore preferiscono ancora usare la camicia da notte.
Nell’ultimo quarto del XIX agli anni ‘30 del XX secolo si rivoluzionò la moda femminile e con lei anche la biancheria intima. L’eleganza di questi capi femminili era garantita dalla loro produzione all’interno di importanti sartorie, proprio come si faceva con gli abiti. Le più famose avevano sede a Parigi o nelle grandi città italiane, come Torino, Napoli e Milano. E grazie alla diffusione di ricercati cataloghi ricchi di immagini, vendevano i loro manufatti in tutta Europa.
Le dimensioni ed i volumi della biancheria intima femminile erano ideati per adattarsi agli abiti che vi venivano indossati sopra. Che alla fine del XIX secolo erano caratterizzati da una silhouette innaturale e dall’inizio del XX secolo da una linea sempre più essenziale e scivolata.
E al giorno d’oggi?
Le camicie da notte moderne prestano attenzione sicuramente al comfort e alla praticità, ma anche allo stile, al taglio, al design e alla trama del tessuto.
Esistono tantissime fibre disponibili, alcune addirittura pensate appositamente per la pigiameria come il modal, o la viscosa di bambù.
Esistono fibre più calde per l’inverno, anche il pile o la flnella, e leggerissimi cotoni per l’estate.
Per ogni persona esiste un modello preciso. Esistono tagli over e abbondanti, tagli più slim e aderenti ma confortevoli grazie all’utilizzo di jersey. E capi sensuali realizzati in raso di seta, con tali strategici e pizzo. Ricordo che la seta è considerato anche una fibra calda e invernale, quindi anche una camicia da notte in pura seta può essere calda. Provare per credere.
Curiosità curiose
Nel corso degli anni ‘30 si vede finalmente un deciso aggiornamento dei modelli di camicie da notte e vestaglie, che diventano voluttuose e in seta. Il copioso utilizzo della seta veniva infatti incoraggiato dal regime fascista per incrementare la produzione italiana. Pubblicità a pagina intera campeggiavano sulle riviste femminili più in voga, invitando la donna elegante a commissionare sia abiti sia biancheria in seta. Questo tessuto, nelle sue diverse lavorazioni e colori, si prestava ad ottener risultati di grande effetto con i tagli sbiechi delle ampie gonne e le sovrapposizioni di teli delle camicette.
Le stesse linee degli abiti d giorno si ritrovano nelle camicie da notte e nelle vestaglie degli anni ‘30. E questo evidenziava la difficoltà di separare le forme dell’abbigliamento intimo da quello dei vestiti, sia per necessità, causa delle le strutture obbligate della biancheria da giorno ottocentesca. Sia per la difficoltà di inventare soluzioni veramente innovative e specifiche per questi capi.
Bene, chiudiamo il nostro cassetto della biancheria, con dentro la camicia da notte, e noi ci vediamo presto con il prossimo approfondimento!