

Torna il blog dopo una breve pausa, e visto che in questo periodo sta facendo un freddo terribile, in tutta la penisola. Parliamo di cappotti, caldi caldissimi cappotti.
Definizione
Il cappotto o paltò (dal francese paletot) è un pesante soprabito invernale, per lo più realizzato con tessuto pesante in lana e che qualche volta può anche essere dotato di cappuccio.
La sagoma dei cappotti è rigida e piuttosto dritta. Tale capo di vestiario, infatti, non essendo aderente non è modellato sulla sagoma del corpo umano e può essere portato sopra la giacca. Gli attuali modelli di cappotti discendono da una creazione inglese del 1870.
(Definizione Wikipedia)
Storia
Inizia tutto alla Francia del XVIII secolo e nel contesto storico che delle corti francesi. Proprio in questo clima nobile e borghese compaiono le prime marsine, antenate del capo che conosciamo oggi. E venivano indossate prevalentemente proprio dai nobili e dall’alta borghesia.
Si trattava di un soprabito ricamato, dalla forma lunga e affusolata, e faceva parte del completo maschile a tre pezzi.
Il cappotto maschile
L’evoluzione dalla marsina al cappotto attuale avviene prevalentemente in Inghilterradove nasce il famoso Riding-coat. Era il segno distintivo dei gentleman: un cappotto privo di decorazioni, per andare a cavallo, e che si diffonde in tutta Europa con il nome di Redingote.
Era un capo lungo al polpaccio e di linea aderente al busto e ampia nella parte inferiore, è caratterizzata dalla totale mancanza di ricami. Aveva un doppio bavero a due petti sovrapposti con altrettante file di bottoni. Indossato sopra l’abito, viene prodotto con tessuti di lana e presto
diviene l’espressione delle nuove idee illuministe.
Da questo modello diciamo base arriva la variante Carrik, ovvero la mantellina ideali per i viaggi.
Nel 1800 il soprabito più indossato nei salotti borghesi diventa il modello Reglan, che prende il nome dal comandante Lord Reglan, noto per aver guidato le truppe britanniche durante la Guerra di Crimea.
Col passare del tempo diversi modelli si susseguono e diventano di moda:
- il Chesterfield, che prende il nome dai conti Chesterfield del Nord Inghilterra;
- il Brooks Brothers americano, che deve la sua notorietà ai divi di Hollywood,
- il Montgomery, popolarissimo,che diventa famoso durante la Seconda Guerra Mondiale, grazie al generale britannico B. L. Montgomery, che era solito indossarlo per proteggersi dal vento e dalle intemperie.
- Loden, fatto in lana di pecora. È un modello di cappotto che è ancora oggi simbolo dell’aristocrazia austriaca.
Il cappotto femminile
Il cappotto femminile ha una storia simile, come tanti capi femminili che derivano proprio da quelli maschili. Penso a pantaloni, jeans, camicia e pigiama. Il cappotto femminile nasce come variante dalla marsina maschile, e poi si evolve nel 1800 in una moltitudine di versioni.
La versione femminile appare durante il periodo della Rivoluzione Francese, ed è una sopravveste con corpetto attillato e una lunga gonna con falde spostate sul dietro. La parte superiore manteneva i vistosi dettagli del modello maschile. Allacciatura mono o doppiopetto, grandi bottoni, uno o più
colletti sovrapposti. Nella versione blu con colletto a revers rossi e fichiù bianco, esprimeva l’appartenenza alle idee della rivoluzione.
Nei primi anni del secolo il Corriere delle Dame, unarivista di moda italiana attiva tra il 1804 e il 1874, presenta la Doglietta: un soprabito femminile dalla linea confortevole, fatto a vestaglia realizzato in seta o tessuti pregiati e spesso dotato di un’imbottitura interna in pelliccia per proteggersi dal freddo. Da questo modello è derivato direttamente lo spolverino, utilizzato soprattutto per proteggere gli abiti dalla polvere.
All’inizio del ‘900 era molto diffuso anche il cosiddetto “cappotto a cosacca”, ispirato alle uniformi dei soldati russi. Che andavano molto di moda, perché gli esuli Russi e i nobili che chiedevano asilo politico in Europa esportavano il loro stile ricco di ricami e sontuoso.
Dai primi anni del 1900 il cappotto subisce diverse trasformazioni, seguendo appunto le mode, che da qui in poi cambiano molto velocemente. Si spazierà dai modelli con spalle importanti degli Anni Trenta, alle linee squadrate e a scatola degli Anni Quaranta, realizzati con materiali di fortuna perché in tempo di guerra scarseggiava tutto. Ed prediligevano la praticità allo stile.
Con Christian Dior, negli anni ’50 e prima della sua prematura dipartita, a reinventare il modello rendendolo un capo che non poteva mancare del guardaroba femminile.
Con gli anni ’70 arrivano i mini cappotti di Adnré Courreges e i modelli unisex e folk.
E e negli anni ’80, grazie all’estro della stilista Anna Maria Beretta nasce il modello che diventa velocemente un’icona contemporanea. Era un cappotto ampio e lungo al polpaccio, in cashmere color cammello e con un taglio comodo che si adatta a tutte le figure. Nasce il 101801, il camel coat di Max Mara che è tutt’ora un’icona.
Anni ’90 e 2000
Durante gli anni ’90, il cappotto diventa sempre più minimalista e avvitato e inizia a farsi strada una versione avanguardista e militare.
Dal 2000 in poi il cappotto diventa anche un po’ retrò. E si colora. Fino a qui, infatti, i colori più gettonati erano i neutri e il nero. Per evidenti motivi legati alla praticità. Erano colori più facili da tenere puliti e quando se ne poteva possedere uno solo, un colore neutro andava bene per tutte le occasioni.
Perchè avere un cappotto nell’armadio
Coco Chanel era solita dire “Nessun uomo ti farà sentire protetta e al sicuro, come un cappotto di cachemire (e un paio di occhiali neri).”
E mi sa che aveva ragione. Il cappotto è un capo salvavita nell’armadio. Funziona sempre, in tutte le occasioni, e se realizzato in lana di qualità è caldissimo.
Il cappotto può essere elegante o più sportivo, come il loden o il montgomery, ma non fa mai sfigurare. Soprattutto se di qualità o sartoriale. Funziona in tutte le situazioni, formali come ufficio, cerimonie, cene eleganti o di lavoro. In situazioni informali come cena con amici, aperitivo o per una passeggiata.
Oggi
Il più famoso in questi ultimi anni è il cappotto Teddy. Morbidissimo, caldissimo. Ricciolino, si porta oversize e Max Mara, genitore del modello, lo propone in colori classici come il cammello iconico o di tendenza come turchese e rosa big bubble.
Il cappotto con cintura. Elegantissimo, fascia la figura grazie appunto alla cintura ed è perfetto per metter in evidenza il punto vita. Esiste in modello vestaglia, sontuoso e da gran sera o più – sciancrato, che aderisce maggiormente al corpo. Il cappotto con cintura è veramente versatile. Il cappotto con frange
Cappotto con frange. Esiste in versione western e corta, ma è un grande trend anche quello delle frange decorative in lana applicate su una silhouette più contemporanea.
Questi sono i più particolari, ma i classici valgono sempre. Blu, nero o cammello, se poi scegliete un linea non troppo modaiola o di tendenza diventa un investimento a lungo termine e lo potete indossare a lungo senza pensieri.
Io amo i cappotti, ho proprio una fissazione! E me ne sto cucendo uno proprio in questi giorni. Il lavoro procede lentamente, perché il tempo libero è poco, ma procede. E non vedo l’ora di metterlo al posto del piumino!
Siamo giunti alla fine anche di questo racconto, chiudiamo il nostro cassetto della biancheria e noi ci vediamo presto con il prossimo approfondimento!