
Continuiamo il nostro racconto che vede protagonista Elsa Schiaparelli, e ripartiamo proprio dal suo rapporto con il colore rosa.
Anni ’30: l’incontro con l’arte
A Parigi Schiaparelli conobbe poeti e artisti dell’avanguardia surrealista come Jean Cocteau, Salvador Dalì e Tritan Tzara. Collaborò a lungo con artisti di questa corrente e anche di quella cubista. Le sue creazioni stravaganti e originali erano legate al mondo dell’arte, ma spesso moda e arte sono strettamente collegate. Nel 1931 Jean Dinand dipinse su sua richiesta delle pieghe sugli abiti, simili a quelle dei vestiti dell’antica Grecia, in trompe-l’oeil.
Negli anni ’30 collaborò con diversi artisti surrealisti come Elsa Triolet, Alberto Giacometti, Meret Oppenheim, Pablo Picasso e Salvador Dalì. Con loro realizzò pezzi come il bracciale di metallo e pelliccia con Meret Oppenheim, gioielli disegnati dalla Triolet, spille con Giacometti. E i guanti finti dipinti sulle mani da Picasso. Da questi ultimi derivarono poi dei guanti neri con unghie di pitone rosso, anelli, artigli dorati e cicatrici, ispirati alle opere di Man Ray.
Diventarono celebri i cappelli scultura, fatti di velluto o di feltro, a volte con piume finte di metallo. Erano ispirati alla pittura, all’operetta o al teatro e si potevano abbinare con abiti da sera, da pomeriggio o sportivi. Di questi cappelli parlavano sia i rotocalchi per donne sia le più importanti riviste di moda come Vogue e Harper’s Bazaar.
Nasce il rosa shocking

Schiaparelli è stata l’ideatrice del colore rosa shoking forse derivato da un colore usato nella pittura di Christian Bérard. Lanciato nel 1937 insieme al profumo Shocking! (il il flacone riproduceva le forme del corpo di Mae West), lo usò in diverse collezioni. Fra queste è divenuta celebre la cappa Phoebus, con questo colore, parte della collezione Cosmica.
Lei stessa diceva “Il colore apparse di fronte a me, in un lampo. Acceso, impossibile, impudente, pieno di vita, affascinante, come se tutte le luci e gli uccelli ed i pesci del mondo si fondessero insieme, un colore che parlava di Cina e Perù, lontano dall’Occidente”.
Nel 1935 creò il primo accessorio in collaborazione con Dalí, da lui disegnato: un portacipria laccato nero o color tartaruga a forma di quadrante telefonico in cui si poteva scrivere il proprio nome; questo rappresentò la trasformazione di un oggetto meccanico in un’opera d’arte. Questo tema ritorna poi con la borsa in velluto a forma di telefono. Il portacipria fu infatti l’inizio di una serie di creazioni insieme al pittore: prezzemolo e aragoste furono dipinti su un abito da ballo in organza nel 1937.
Nello stesso anno fu creato un tailleur su cui erano sparse labbra rosse in patchwork, abbinato a un cappello a forma di scarpa a tacco alto rovesciata. Sempre dalla collaborazione con Dalì deriva un cappello a forma di calamaio, parte della collezione Il circo dell’estate 1938, con una piuma simile a quelle per scrivere. Nel 1936 Schiaparelli creò anche un tailleur con tasche che somigliavano a cassetti e bottoni a forma di maniglie dei cassetti, derivato dalla Venere di Milo con assetti di Dalì.
opere d’arte o abiti?
La collezione Il circo del 1938, interamente ricamata da Lesage, comprendeva anche un vestito da sera nero con uno scheletro imbottito cucito sopra e bolero ricamati a tema circense. La collezione Pagana, nello stesso anno, includeva capi con ricami più alti, fra cui una giacca con specchi barocchi invertiti ricamati sulle due parti anteriori con pezzi di veri specchi. Schiaparelli collaborò con la Maison Lesage realizzando anche giacche da sera a vita alta con ricami che formavano carapaci o una sorta di armatura per la donna. Si basavano sulla ripresa delle tecniche degli abiti ecclesiastici medievali e delle divise militari dell’Ottocento.
Lesage aveva anche ricamato a trompe-l’œil, nel 1937, dei profili di donna disegnati da Jean Cocteau su un cappotto di seta blu e su una giacca grigia di lino. Cocteau disegnò anche, per decorare gli abiti, dei volti che creavano un’illusione ottica somigliando a colonne e vasi neoclassici. Elsa Triolet e Louis Aragon crearono collane simili a pastiglie di aspirina. Mentre Jean Clément e Jean Hugo dei bottoni-gioiello che diventarono simboli della maison.
Anche l’arte non surrealista influenzò Schiaparelli: la collezione Pagana del 1938 era ispirata a Sandro Botticelli.
Alla fine degli anni ’30 Schiaparelli tasformò la cerniera in plastica in decorazione colorata di un abito, anziché nasconderla come imponevano i canoni tradizionali della sartoria.

seconda guerra mondiale
La seconda guerra mondiale è stata un vero danno per la maison, che fu costretta a ridurre la produzione e la mano d’opera. Le prime creazioni di Schiaparelli nel periodo bellico sfruttarono in modo scherzoso i temi militari. Ad esempio creò il completo con pantaloni tutto d’un pezzo detto “rifugio antiaereo”. A luglio del 1940, dopo l’occupazione tedesca di Parigi, Schiapparelli lasciò la città per andare negli Stati Uniti, dove tenne delle conferenze sul tema “L’abito femminile”. Queste conferenze che ebbero un successo tale da farle ottenere il premio Neiman Marcus, mai conferito prima a uno stilista europeo.
Le fu proposto il ruolo di direttrice del dipartimento di moda (Fashion design) del Museum of Modern Art (MoMA) di New York. Ma lo rifiutò per tornare a Parigi a gennaio del 1941, portando con sé migliaia di confezioni di vitamine per aiutare gli abitanti della città occupata. Fu poi costretta dopo poco tempo a trasferirsi di nuovo a New York fino alla fine della guerra; di conseguenza le collezioni della maison in quel periodo non erano disegnate personalmente da Schiaparelli perché lei militò nella Croce Rossa Internazionale. Tornò poi a Parigi subito dopo la fine della guerra e presentò a settembre del 1945 la prima collezione del dopoguerra.
Schiaparelli continuò a commerciare e fare accordi di licenza con aziende americane, presentò collezioni nel 1947 e nel 1948 e ricevette molti riconoscimenti. Nel 1949 aprì una sartoria a New York. A Parigi assunse alcune giovani promesse della moda come Hubert de Givenchy, Pierre Cardin, Philippe Venet. Nella sua attività stilistica del dopoguerra usò tagli e drappeggi insoliti e colletti invertiti che coprivano la scollatura ma mostravano i seni.
Dal dopoguerra alla morte
Nel dopoguerra non ebbe però lo stesso successo degli anni precedenti. I tempi erano cambiati moltissimo. Il crollo della maison iniziò soprattutto dopo la presentazione della collezione New Look di Christian Dior del 1947, che segnò il declino della silhouette femminile di Schiaparelli. Questa era squadrata e con spalle imbottite ben delineate, decisamente in contrasto con Dior. Lui e Cristòbal Balenciaga diventarono gli stilisti più innovativi negli anni ’50. Schiaparelli ebbe forti difficoltà economiche e nel 1954 dichiarò la bancarotta, decidendo di chiudere subito la casa di moda, che terminò le attività il 13 dicembre 1954. Sempre nel 1954 pubblicò a Londra il libro autobiografico Shocking Life con l’editore J.M. Dent & Sons. Si ritirò quindi nel palazzo di Hammamet in Tunisia. Morì nel sonno il 13 novembre 1973, all’età di ottantatré anni, a Parigi, lasciando la figlia Gogo e due nipoti, le attrici Marisa Berenson e Berinthia “Berry” Berenson.
Spero vi siate divertiti a leggere la sua storia come me a raccontarvela, e spero anche di esservi stata utile, a presto!