Le tipologie delle tinture: tinto in pezza.

Bentornati sul mio blog, come state?

Continuiamo a parlare di come vengono colorati i capi e vi racconto della tipologia di tintura detta tinto in pezza.

Anche questa tecnica è piuttosto diffusa oggi perché è veloce, anche se meno della tinta in capo. Iniziamo!

Definizione

Il “tinto in pezza” è un tessuto a colore unico, realizzato con filati grezzi, che viene poi tinto per immersione in un bagno di tintura. Filati grezzi di solito di colore grigio chiaro, beige o comunque toni naturali.

Questa tecnica è più economica e meno complicata del tinto in filo. Offre il grande vantaggio di poter trasformare in tempi rapidi un tessuto greggio e neutro in un tessuto validissimo nel campo della moda. I suoi veloci tempi di produzione ne permettono la realizzazione anche quando la campagna delle vendite è partita.

Quindi una volta che vengono individuate le preferenze dei consumatori e si delineano più nettamente le necessità di mercato, è possibile effettuare i riassortimenti in tempi rapidissimi. Questa versatilità del prodotto è molto apprezzata dalle aziende di confezione di pronto-moda e fast fashion, che devono adeguare molto velocemente la loro offerta.

La velocità di produzione dei colori evita anche la creazione di scorte che potrebbero restare inutilizzate e così si abbatte il rischio da parte dell’imprenditore tessile.

Storia

L'idea di tingere i filati risale al Neolitico, circa 5000 anni fa, nel continente asiatico e si utilizzavano  coloranti generati da piante, minerali e insetti. Fino alla metà del 1800, i filati venivano "tinti in massa" cioè in singole matasse o rocche di filato che venivano tinte prima della tessitura. 
Solo nel 1849 a Lione, una città della Francia, si iniziò ad utilizzare un nuovo processo di tintura dei tessuti. Questo processo prevedeva la "tintura in pezza" in cui un tessuto bianco o di colore chiaro o greggio, veniva prima tessuto e poi immerso in un bagno di tintura. Poi veniva lasciato indurire prima di essere lavato e asciugato.

Attrezzature

La colorazione del telo (o pezza) avviene dopo la tessitura con l’utilizzo di apposite macchine che variano secondo il metodo ti lavoro adottato. La più comune è la Jig Dyeng Machine: qui il telo viene fatto passare per un numero di cicli prefissato attraverso un bagno di coloranti.

Impieghi

La tinta in pezza si utilizza praticamente con tutti i materiali con cui si possono tessere i tessuti. Dal materiale greggio in fibra naturale o sintetica, si tinge tutto. Viene molto bene con i tessuti sintetici per le loro peculiari caratteristiche di stabilità, ma si tingono così anche lana e seta. In questi ultimi casi però occorre fare attenzione alle alte temperature: per tingere bisogna usare temperature alte e non tutte le fibre lo gradiscono.

Tintura

Si tinge in pezza generalmente in due modi:

  1. a immersione: con questo metodo si immergono i tessuti nella soluzione di tintura per un certo periodo, lasciando il tessuto e la tintura a contatto tra loro. In questo modo che la tintura sia fissata nella fibra. Questo metodo di tintura è adatto a tutti i tipi di tessuti (fibre sciolte, filati, tessuti in piccoli lotti, tessuti di seta, tessuti di lana, ecc.). Il vantaggio di questa tecnica è che l’attrezzatura è semplice e e facile da usare. Di contro è una tecnica caratterizzato da produzione intermittente e bassa efficienza di produzione.
  2. imbottitura: è un metodo di tintura in cui, dopo una breve immersione nella soluzione di tintura, il tessuto viene premuto con un rotolo per spremere la soluzione di tintura nella fessura del tessuto per rimuovere la soluzione di tintura in eccesso. In questo modo la tintura viene distribuita in modo uniforme sul tessuto. Quindi si usa il vapore o hot melt, ecc. Si tratta di un processo di tintura in continuo, ad alta efficienza produttiva, adatto per un gran numero di tinture di tessuti tessili. Lo svantaggio è che il materiale tinto viene sottoposto ad alta tensione.

Shibori

Evoluzione laterale del tinto in pezza o tinto per immersione è lo shibori. Tecnica tradizionale giapponese, è una tintura parziale applicata a tessuti e filati. Il tessuto viene tinto in pezza e per immersione, ma solo dopo essere stato annodato o legato con assicelle in maniera simmetrica.

Può anche venire piegato e impunturato (cucito). Tutti questi passaggi hanno lo scopo di impedire la penetrazione della sostanza colorante, permettendo di creare un effetto increspato ed un disegno formato dalle zone di tessuto tinte e non, una volta rimossi i punti che “chiudevano” il tessuto.

Esiste un’infinità di metodi con cui si può legare, cucire, piegare, attorcigliare o pressare il tessuto attraverso lo shibori e ognuno di essi restituisce un disegno diverso.

Si usano di solito tinture naturali, e quindi il risultato è sempre nella gamma dei timbri e tonalità dei colori, ma nella tecnica dello shibori il pattern di ogni tessuto non sarà mai uguale ad un altro,

Con questa consapevolezza il tintore shibori, lavorava in piena libertà espressiva, in quanto un margine di imprevisto nell’informità degli elementi poteva sempre accadere e spesso rendere ancora più sorprendente il risultato atteso.

Questo procedimento prende il nome anche di tie-dye, in India è Plangi e in Italia invece viene detto Maltinto o Tintura a riserva.

Tempi di produzione

Rapidissimi, meno del tinto in capo, ma sicuramente molto più veloci del tinto in filo. Ovviamente il risultato non è come un tinto in filo, la qualità è inferiore, ma è un buon compromesso per avere produzione veloce e meno sprechi.

Interessante vero? Ci vediamo al prossimo approfondimento con il terzo e ultimo titpo ti tintura, quella in filo, la più preziosa di tutte.

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