
Eccoci come promesso per la seconda puntata dedicata alla lana, e alle tipologie che possiamo trovare nei capi e quindi nei negozi.
Oggi proviamo a districarci nel ginepraio dei marchi e delle etichettature. Primo consiglio, leggere le etichette quando siete nel negozio. Ignorate le commesse se vi dovessero giardare male, avete il diritto di sapere cosa comprate. E se non capite qualche termine, il che è assolutamente normale per i non addetti ai lavori, andate avanti a leggere!
Pura lana vergine Woolmark: è prodotta realizzato avvalendosi solo esclusivamente di fibre di lana nuova proveniente solo dalla tosatura e non recuperata da altri processi industriali o cardata. È prevista una tolleranza a livello di impurità di altre fibre solo dello 0.3% e fibre a scopo decorativo non superiori al 7% .
Misto lana vergine: quando il contenuto di lana vergine non è, e non deve essere, inferiore al 60% ed è miscelato con altra fibra naturale, artificiale o sintetica.
Lana di montone: è la più economica sul mercato, è molto resistente all’umidità mentre quella di agnello è indicata quando le temperature sono piuttosto rigide.
Lana merinos: è la più pregiata lana di pecora al mondo e, grazie alla sottigliezza della sua fibra, presenta un filato particolarmente leggero ma molto resistente all’usura e il cui effetto isotermico permette di mantenere il calore prodotto dal corpo.
Alpaca: qui saliamo di livello con una fibra pregiata legata ai camelidi presenti in Sud America, sette volte più calda e molto più morbida della lana di pecora, è molto utilizzata per produrre maglioni e sciarpe e, non contenendo lanolina, non infeltrisce e non causa reazioni allergiche, quindi è molto ben tollerata anche dai bambini. Molto bella da vedere con le sue sfumature naturali e morbida al tatto come la seta, oltre a essere incredibilmente calda e leggera, la fibra del vello dell’Alpaca è molto resistente. Essendo una rarità, i suoi prezzi sono piuttosto elevati.
Mohair: altro filato prezioso, questa fibra tessile molto pregiata è costituita dal vello, lungo e morbido della capra d’Angora, molto in voga per le pellicce. Superiore la qualità del Kid Mohair, ovvero la lana derivante dalla prima tosatura dei capretti d’angora a 6 mesi di età, prodotto molto fine utilizzato per realizzare pullover invernali, ma anche primaverili o estive, facendo tesoro di quella lucentezza e morbidezza uniche.
Lana d’angora: filato molto discusso perché prodotta utilizzando il morbido pelo di una particolare razza di conigli bianchi. Risulta ben sei volte più caldo della comune lana di pecora. Sfortunatamente gli animali possono venire sottoposti a barbarie per la produzione di questo filato. Questo ha portato molte aziende, a seguito della denuncia di PETA, a bloccare e bandire la fornitura. Ci sono però buone notizie: esiste anche l’angora non violenta. Cercate il marchio delle camere di commercio “TF Treaceability and Fashion” che garantisce la tracciabilità della filiera a tutela del consumatore finale. Recentemente è stato accorpato al marchio Tessile e salute, associazione di riferimento e osservatorio nazionale per la salute legata al tessile.
Vigogna: la conoscono in pochi ma il mondo della moda ne va matto. È il vello di un camelide che vive sulle Ande, da cui si ricava la più fine e la più rara fibra del mondo nota molti come l’oro dei tessuti di lana. Tanto che veniva usata dagli antichi Inca per tessere le vesti del re e, visto e considerato la sua rarità, è una delle lane fra le più care in commercio.
Cashmere (o Kashmir): è la regina delle regine delle lane, così chiamata in quanto prodotta da capre originarie della medesima regione asiatica il cui filato, ancora più sottile della lana di vigogna, le dona estrema morbidezza e leggerezza permettendo di tenere straordinariamente al caldo, dato il suo potere isolante 10 volte quello della lana. Questo filato è particolarmente ricercato per via della sua finezza ma, essendo prodotto in quantità ridottissime da ogni singola capra, è annoverato tra i beni di lusso.
Argentina: così detta perché proviene da pecore Argentine e ha caratteristiche uniche: è una lana molto fine e morbida quasi come il cashmere ma molto calda.
Norvegese: è una lana più spessa e resistente rispetto alle altre lane e trattiene molta più aria delle fibre di lana più fini. Tali caratteristiche la rendono perfetta per coperte invernali pesanti. É una lana molto piu’ grezza e rustica rispetto alla Merinos o Angora ma caldissima.
Shetland: è un filato di lana che si ricava dalle pecore di razza Shetland. Le pecore di razza Shetland sono allevate principalmente nelle isole da cui ne prendono il nome, fredde isole della Scozia settentrionale a circa 80 km dalle isole Orcadi. Proprio il clima rigido e aspro ha reso questi animali più rustici nel loro vello, che ha anche la particolarità di essere multicolore.
La lana Shetland è forte, durevole nel tempo ed è secca e ruvida, anche se dopo il primo lavaggio si ammorbidisce cambiando natura prendendo una mano vellutata.
Lana rigenerata: chiamata anche meccanica, presenta questa denominazione proprio perché è ottenuta dal completo riciclaggio degli indumenti, o dagli scarti di varie lavorazioni, composti in diverse percentuali, di lana. Il ciclo di lavorazioni del rigenerato (detto ciclo rigenerato), comprende quindi tutte quelle lavorazioni che permettono, partendo da un capo finito, detto straccio, di ottenere un tessuto nuovo come colore e come composizione fibrosa. Tutti i processi produttivi che portano alla lana rigenerata sono tipici della città di Prato.
Sopravvissuti? Si dai! Non sono scesa nel tecnico per non annoiarvi e poi non è nemmeno necessario. Se avete dubbi o domande scrivetemi!
Presto arriveranno altri approfondimenti sulle altre fibre, così potete orientarvi ancora meglio e in autonomia. A presto!
Grazie, davvero utile, ma mancano le caratteristiche di resistenza nel tempo e robustezza meccanica
Sono valori che dipendono fortemente da come vengono trattate le fibre prima e durante la realizazione di un tessuto o una maglia, e dipendono anche da come viene trattato il capo da chi lo utilizza quindi non credo esistano valori univoci e stabiliti.
Ma farò ricerche e se trovo qualcosa aggiornerò certamente all’articolo.