

Qualche articolo fa abbiamo parlato di come la prima guerra mondiale abbia influenzato profondamente la moda femminile, cambiandola definitivamente.
Di fatto, la prima guerra mondiale ha liberato le donne: da corsetti e gonne strette o gonfie che impedivano i movimenti. Da tacchi alti e stivaletti che si allacciavano solo con l’aiuto di qualcuno.
Da giacche e camicette aderenti che impedivano, di fatto, i movimenti.
Da cappelli con strutture da condono edilizio e da acconciature complicate e capelli necessariamente lunghi.
La prima guerra mondiale ha fatto capire alle donne che possono, e devono, avere un ruolo attivo nella società, come lavoratrici, oltre che mogli e madri.
Fra le due guerre si tornò ad avere comunque volumi un po’ più ampi, fronzoli e decorazioni, cappelli eccentrici e scarpe scomode. Era il tempo del new look di Dior. E le donne avevano bisogno di bellezza femminilità.
Ma non si tornò comunque mai ai livelli della fine del secolo precedente. Per fortuna.
Anche la seconda guerra mondiale ha portato grandi cambiamenti, comunque diversi rispetto alla prima. Mettetevi comodi e andiamo a scoprire quali.
Materie prime
Siamo nella prima metà degli anni ’40. Con lo scoppio della guerra, cambiarono le priorità e anche l’utilizzo finale delle materie prime.
Per fare i vestiti si usavano le stesse cose che servivano agli eserciti per realizzare le divise. E infatti ben presto lana, cotone e nylon divennero proibite in quanto requisite per l’esercito.
Anche questa volta, quindi, vennero utilizzati materiali diversi dal solito e innovativi: Rayon, lanital ed altre fibre sintetiche o artificiali.
Il jeans non era italico, quindi era vietatissimo. Ricordiamoci che in Italia siamo in piena autarchia.
Anche pellami e metalli erano stati requisiti dall’esercito, come quasi tutto del resto. E bisognava fare sfoggio di creatività. Salvatore Ferragamo, avendo comunque la necessità di creare scarpe, iniziò ad utilizzare le suole di sughero.
E adattando materiali comuni e insoliti come le confezioni in cellophane per intrecciare le tomaie. Lampo di genio o necessità?
Queste creazioni vennero presto considerate oggetti couture ad alto tasso di glamour, e non un’alternativa “povera”. Le scarpe con la zeppa di Ferragamo fecero sentire eleganti le donne di tutta Europa. Anche sotto le bombe.
L’alta moda prese una bella batosta visto che non si riusciva a recuperare il necessario per realizzarla. Erano addirittura in vigore norme severe che regolavano la metratura massima di tessuto da utilizzare per produrre un cappotto o un vestito e anche la lunghezza delle cinture.
E le stoffe più preziose si trovavano solo al mercato nero.
Riciclo
Si riciclava tutto. Con gli abiti smessi dagli adulti si realizzavano gli abiti per i bambini. Con le bandiere dismesse si realizzavano fodere per cappotti, con la seta dei paracadute abbandonati dai soldati si cucivano i corredi. Erano considerati ritrovamenti preziosi! Le riviste di moda si specializzarono: descrivevano come trasformare indumenti logori in cappelli, guanti e calze o come rammendare e cucire abiti ormai dismessi.
Cambiano le forme
Cambiano nuovamente le forme, tutto sommato si restringono ulteriormente. La causa è proprio la scarsità delle materie prime. Si privilegiavano i tailleur, le gonne aderenti con cinture per sottolineare la vita e camicette. Le donne erano in uniforme. Le linee richiamavano moltissimo le divise dei militari al fronte.
Entrarono a far parte dell’abbigliamento abituale le giacche con le spalline imbottite e con molte tasche per trasportare documenti e denaro. Per la prima volta i pantaloni divennero un indumento quotidiano. Prima d’allora venivano utilizzati solo nelle fabbriche, ora diventano un look informale per il tempo libero.
Ci si muoveva per lo più in bicicletta, altro motivo per cui era necessario indossare gonne pratiche, corte al ginocchio e strette e non svolazzanti. O i pantaloni.
I tessuti utilizzati per questi nuovi outfit devono essere pesanti e resistenti, poveri ed economici. Dai colori decisi quali il verde scuro, il cammello o il marrone. Facili da pulire e che nascondevano eventuali macchie che non venivano via o l’usura.
Le linee non erano arricchite da fronzoli, spille, decorazioni o altro, sempre per il motivo che non c’erano risorse e non erano reperibili.
Capelli e accessori
I capelli si portavano lunghi, leggermente ondulati verso le punte. Non essendoci molti mezzi per andare dal parrucchiere, le donne li lasciavano crescere per poterli raccogliere facilmente in code o chignon. Prendono piede i fazzoletti da portare sul capo, come protezione in fabbrica e per coprire i capelli spettinati, in disordine o sporchi perché non era così facie lavarli spesso.
Anche in questo periodo ilrossetto rosso è il vero protagonista del make up. I trucchi scarseggiavano e le donne, per ricreare l’effetto del fard, si pizzicavano le guance.
Con la guerra, le calze in nylon diventano molto difficili, se non impossibili, da trovare. Però le gambe diventano importanti grazie alle gonne più corte rispetto al periodo precedente.
Negli Stati Uniti dovevano essere leggermente abbronzate. Le donne più giovani preferivano le calze corte o truccarsi le gambe con fard e simulando una cucitura sul retro con una matita per gli occhi.
Le scarpe mascoline iniziarono ad apparire per soddisfare le esigenze di praticità e fecero sì che le francesine fossero sempre più popolari per le donne.
Per le borse d’uso comune si usavano solitamente le tracolle, che lasciano le mani libere e vanno benissimo per andare in bicicletta, a cui vengono appese le maschere antigas. Mentre per le occasioni più eleganti si utilizzavano quelle in pelle di lucertola e coccodrillo. Questo perché i pellami esotici non vengono requisiti per motivi bellici come invece accade per il cuoio.
Nasce il bikini
Non tutti i razionamenti sono arrivati per nuocere, se così possiamo dire. A questo periodo tutt’altro che felice dobbiamo la creazione dei costumi da bagno a due pezzi. Nel 1943, come parte del programma di razionamenti, il governo degli Stati Uniti decretò che la stoffa con cui venivano realizzati i costumi da bagno, doveva essere ridotta del 10%. In un costume da bagno non c’è molto da accorciare e l’unica alternativa è stata trasformare il classico costume da bagno, che all’epoca era tutto intero, in un due pezzi.
Qualche anno più tardi, lo stilista Louis Rear, allora sconosciuto, divenne famoso proprio con la creazione del bikini.
Il completo bunker
Con la paura degli attacchi a sorpresa la gente si muniva di maschere antigas per adulti e bambini, spesso distribuite proprio dai governi, Inghilterra e Germania in testa. Si usavano anche gilet imbottiti, mantelli con cappuccio e di tute spesso realizzate in seta oliata. Quest’ultimo indumento diventò una vera e propria moda grazie al fatto che poteva essere indossato velocemente ed era molto comodo.
Divenne famoso è il completo Bunker, disegnato dalla fantasiosa stilista Elsa Schiaparelli che preparava le sue clienti per ogni evenienza. Si trattava di una tuta intera azzurra con cappuccio, decoro a treccia su polsi, caviglie e punto vita, e una borraccia a tracolla.
Siamo giunti alla conclusione: è incredibile come tutto quello che succede nella società e nel mondo si riflette nella moda. E la influenza. E la moda a sua volta cambia il modo di vivere delle persone anche nel lungo periodo. Alla faccia di chi la considera frivola e inutile!
Bene, grazie di avermi letta, e a presto!