È agosto, fa caldo, che ne dite se parliamo di un altro tessuto leggero e fresco, svolazzante e trasparente? Magari in colori tenui e luce riflettenti.
Solo a pensarci rinfresca, vero? Allora procediamo con la mussola.
Definizione
La mussola è un tessuto molto leggero in armatura tela e a trama molto rada (simile alla garza da medicazione). È un tessuto antichissimo, andate oltre per capire perchè.
Etimologia
Il suo nome deriva dalla città di Mosul, sulle rive del Tigri, dove gli europei la incontrarono la prima volta; ma la sua origine è nella città di Dacca, in Bangladesh.
Secondo altre fonti invece sembra che il nome mussola derivi dall’irregolarità della sua superficie, tanto da paragonarla ad una mousse.
Storia
Prodotta da una variante rara della pianta del cotone nativa del Bangladesh, la mussola di Dacca ha una lunga storia. Lavorata già in epoca precoloniale, ebbe il suo momento d’oro sotto la dinastia Moghul. Tra il 17esimo e il 18esimo secolo, le preziose mussole intrecciate a mano – dette Jamdani – con le loro geometrie floreali cucite direttamente sul tessuto erano diffuse nel subcontinente asiatico. Non solo. Venivano esportate, prima dal regno Moghul e poi dagli inglesi che lo sottomisero, in vaste zone del Medio Oriente e dell’Asia centrale.
La mussola per oltre due secoli vestì anche i regnanti d’Europa, che ne apprezzavano la morbidezza e l’incredibile leggerezza. La trama era infatti così sottile che si diceva che i sari creati con questa fibra entravano in una scatola di fiammiferi. La creazione del tessuto prevedeva ben sedici passaggi. Un processo così elaborato richiedeva il coinvolgimento di numerosi tessitori– bambini, donne, uomini, anziani – ognuno con una propria tecnica specializzata. Un autentico sforzo collettivo.
Europa
La mussola viene introdotta in Europa nel XVII secolo e prodotta esclusivamente in cotone e nei colori bianco, ecrù e varie sfumature. Fin da allora la mussola era un tessuto molto apprezzato per la sua praticità e versatilità. Nel XVIII secolo, in una piccola regione della Francia, si iniziò a produrre mussole non solo di cotone, ma anche in lana, fibre di seta e miste. La mussola di seta è molto simile allo chiffon per via della sua leggerezza, ma è più trasparente per via della sua struttura più aperta ed ha una mano più rigida.
Già nell’800 era apprezzato dalle donne che vestivano la chemise à la reine, una camicia estiva in tessuto di mussola a due strati, stretta in vita da un nastro. Questa moda fu lanciata da Maria Antonietta. Questo tessuto trasformò anche lo stile dell’aristocrazia europea. I pomposi vestiti di velluto e seta furono sostituiti dai delicati e assai più comodi abiti-chemise in mussola bianca, scandalosamente vicini a quello che all’epoca era la lingerie. Come dicevamo, tra le fan della prima ora c’erano Giuseppina Bonaparte, Jane Austen e Maria Antonietta, il cui famoso ritratto del 1783 dipinto da Elisabeth Vigée Le Brun provocò uno scandalo a corte. L’abito in mussola della regina aveva una trama così sottile da renderlo scandalosamente trasparente. Senza contare che indossare la mussola, importata dalle colonie inglesi, al posto delle preziose sete di Lione e il lino di Bruxelles, era considerato poco patriottico.
e poi…
Sotto il dominio inglese – a partire dalla metà del Settecento – la mussola diventò fra i tessuti più desiderati dai regnanti europei del periodo dell’illuminismo. Tuttavia, con l’avvento della prima rivoluzione industriale e l’introduzione di politiche a favore dei tessuti più economici prodotti meccanicamente in Inghilterra e in Scozia, le tecniche di lavorazione usate per creare il filato pian piano svanirono. E con esse svanì anche il phuti karpas, la pianta di cotone utilizzata per la mussola e nativa del Bangladesh che da secoli cresceva rigogliosa lungo le banchine del fiume Meghna.
Da allora, il termine mussola più comunemente declina un tipo di lavorazione di fibre anche diverse dal cotone, come la lana, dalla leggerezza simile alla mussola di Dacca.
Nel primo Novecento la mussola in cotone venne impiegata largamente per la biancheria da notte, la mussola di lana per abiti e scialli.
Composizione
Originariamente era prodotta solo in cotone, di una pianta del cotone di una determinata specie in una determinata area geografica (l’abbiamo visto sopra). Poi anche in lana e in lino.
Utilizzi
La mussola veniva utilizzata come fondo per le Thangka, pitture religiose su tela con provenienza da paesi Buddhisti come Tibet, Bhutan e Nepal.
Può essere può essere tinta, stampata e anche ricamata, nonostante la sua caratteristica leggerezza.
Attualmente viene comunemente impiegata per l’abbigliamento femminile estivo, come camicette e abiti estivi molto leggeri e quasi trasparenti. Proprio la sua caratteristica leggerezza e l’elevata traspirabilità risulta perfetta per capi estivi e primaverili, ma anche per biancheria intima, pigiameria, camicie da notte e abbigliamento neonatale. Non dimentichiamoci dell’abbigliamento estivo per eccellenza, quello da spiaggia,ma anche foulard e parei.
Viene utilizzato inoltre per l’arredamento, quindi vi libera a tendaggi, biancheria da letto e accessori.
Peculiarità e svantaggi
La mussola è un tessuto leggero, fresco, assorbente, sottile, traspirante, morbido, confortevole all’indosso, anallergico, resistente (se trattato con la dovuta cura) e ha un bel drappeggio. Si può tingere facilmente e anche stampare con fantasie alla moda.
Sfortunatamente se prodotta in seta è piuttosto cara, gualcisce facilmente (anche se è parte del fascino del tessuto), con il tempo le cuciture divergono e il tessuto tende a strapparsi. È anche delicata al lavaggio.
Curiosità
L’arte tradizionale di intrecciare la mussola a mano del Bangladesh è stata inclusa nella lista dei Capolavori del Patrimonio Orale ed Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.
Si diceva che le mussole più pregiate fossero sottili e morbide quanto il vento. Nella lingua originale si diceva “aria tessuta” (baft-hawa). Un viaggiatore raccontava che un rotolo di 90 metri di questa stoffa poteva passare attraverso un anello.
In Occidente invece faticavano a credere che la mussola di Dacca potesse essere fatta da un essere umano. Alcune leggende sostenevano che venisse tessuta da sirene, fate o addirittura fantasmi. E c’era chi riteneva che venisse per forza lavorata sott’acqua.
Sostenibilità
Dipende molto da come viene prodotta la materia prima con cui viene tessuta, ma in generale si usano fibre naturali, quindi è spesso sostenibile e biodegradabile. Di conseguenza non si creano nemmeno microplastiche durante la produzione e il lavaggio. Attenzione però che se realizzata partendo da lana o seta non è vegana.
Perché vestirsi con la mussola?
Perché essendo realizzata in materiali naturali risulta traspirante, anallergica, confortevole, in cotone e seta molto fresca e leggera in estate. Il tessuto fornisce una buona circolazione dell’aria ed è spesso realizzato in colori riflettenti. Così gli indumenti in mussola proteggono dal surriscaldamento e dallo shock termico.
Quando viene prodotta in lana è calda per l’inverno. É un materiale ottimo per i corpo sotto tutti i punti di vista.
Quando è prodotta in seta invece è perfetta per abiti da cerimonia, da sera o comunque occasioni importanti e formali, o per gli accessori, foulard o stole.
Bene, abbiamo terminato anche questo viaggio nel mondo della mussola, adesso tutti a rovistare nell’armadio: sono certa che almeno una sciarpa l’abbiamo tutti! Se invece vi manca, è un ottimo acquisto da fare, io la consiglio caldamente.
Ci vediamo presto, sempre su questi schermi!