che cosa ho addosso se mi metto della seta?

Bentornati sul mio blog! Anche oggi un nuovo articolo per farvi diventare, ogni giorno di più, dei consumatori informati.

Oggi parliamo di una fibra “nobile”, la seta, amata e desiderata beh, praticamente da sempre!! Mettetevi comodi sul divano, pronti, che si comincia!

Partiamo dalla definizione

Sostanza secreta dalle ghiandole di alcune specie di Artropodi, spec. insetti e ragni (e part. dalla larva del baco da seta) in forma di filamento sottilissimo di bava; sottoposta a una serie di trattamenti, se ne ricava l’omonima fibra tessile per la preparazione di un tessuto fine, lucente e part. pregiato: filamento di s.; s. greggia; s. cruda; s. trama, filato di seta naturale che si presenta alquanto grosso e floscio; fig. : capelli di s., fini, morbidi e lucenti.

Per l’abbigliamento la seta è una fibra proteica di origine animale con la quale si possono ottenere tessuti pregiati. La seta viene prodotta da alcuni insetti dell’ordine dei lepidotteri. Si ottiene dal bozzolo prodotto da bachi da seta. Il Bozzolo si può presentare in 5 diversi colori e la maggior parte appartengono alla specie Bombyx mori (non è un nome carinissimo?!). A volte vengono utilizzate anche alcune specie della famiglia Saturniidae.

Origini

Si racconta che la nascita della bachicoltura si deve all’imperatrice cinese, anche se probabilmente la lavorazione della seta si conosceva in Cina già dal 3000 a.C. Secondo la tradizione, fu Lie Zu 嫘祖, (la consorte del mitico Imperatore Giallo – Huangdi 黄帝), a trasmettere l’arte della lavorazione della seta nel III millennio a.C. Negli ultimi anni è stata documentata la presenza di fibroina della seta preistorica risalente al 7000 – 6500 a.C., presso il sito neolitico di Jiahu 贾湖 (prov. Henan), anche se le tracce di tessuto serico e di bachicoltura sono state individuate più a sud (a Qianshanyang 钱山漾, nel Zhejiang 浙江), seppur riferibili alla tarda cultura neolitica di Liangzhu 良渚 (3200-2200 a.C.).

I più consistenti ritrovamenti di sete antiche risalgono almeno al periodo storico degli Stati Combattenti e soprattutto lungo il corso del Fiume Azzurro, nell’attuale Cina sud-orientale, dove fiorì il raffinato Stato di Chu (prov. Hubei 湖北 e Hunan 湖南), che raggiunse l’apice tra il V e il III secolo a.C.

La grande abilità tecnica, l’elegante qualità e il vigore espressivo del prodotto che segnalano la prosperità del regno di Chu lasciarono una grande eredità nella solenne tradizione artistica e culturale della dinastia imperiale Han (206 a.C.-221 d-C). Le vesti di seta che erano riservate agli imperatori cinesi entrarono a far parte del guardaroba della classe sociale più ricca, diventando un bene di lusso ambito che si estese fino alle aree raggiunte dai mercanti cinesi per le qualità di leggerezza e bellezza. La crescente domanda per i prodotti in seta ha reso questa fibra una delle merci più importanti per il commercio internazionale fino a raggiungere l’indistrializzazion della sua produzione.

Cosa succede dopo

Dal XII secolo l’Italia fu la maggior produttrice europea di seta: nel Nord del Paese le filande sorsero in Lombardia già dal Medioevo (e probabilmente anche prima), soprattutto nella zona del lecchese e del comasco, cioè nelle aree in cui la bachicoltura era notevolmente sviluppata e forniva la materia prima per la produzione delle matasse. L’attività delle filande prosperò fino alla fine del XVI secolo circa, poi conobbe un periodo di crisi, a causa dell’importazione di tessuti di seta pregiata dall’Oriente e della dominazione spagnola in Lombardia. Anche le città di Palermo e Catanzaro erano particolarmente rinomate. Da Palermo la coltivazione del baco e la lavorazione della seta si sarebbe diffusa prima in Italia, quindi in Europa.

La seta nel XIII e XIX secolo

Nel XIII le industrie dei filati serici fiorirono a Lucca ed in seguito a Bologna grazie all’invenzione del “mulino alla bolognese”.

Il mulino migliorava le macchine utilizzate a Lucca mediante una ruota idraulica ed un incannatoio meccanico e permetteva di ottenere filati più uniformi e resistenti rispetto a quelli prodotti a mano o con altri mezzi meccanici. Durante il XIX secolo, assieme a Cina e Giappone, l’Italia è ai vertici della produzione mondiale di seta greggia.

Il declino italiano

La produzione di bozzoli in Italia comincia a declinare nel periodo tra le due guerre mondiali fino a scomparire dopo l’ultima, a causa di due fattori: la produzione di fibre sintetiche e il cambiamento dell’organizzazione agricola. Con l’inurbamento e l’industrializzazione la concorrenza estera divenne insostenibile. Continuarono a produrre, grazie alle tecnologie avanzate e all’alta qualità dei prodotti destinati alla moda e all’arredamento, le tessiture e stamperie del centro-nord, che lavoravano seta cinese. Ora che i paesi asiatici si stanno massicciamente industrializzando e il loro livello tecnologico e qualitativo si adegua alle esigenze occidentali la loro concorrenza è diventata insostenibile: molti produttori italiani si limitano a commercializzare coi loro marchi prodotti interamente realizzati all’estero.

Processo produttivo: dal baco al tessuto di seta

Abbiamo già detto che la seta è una fibra proteica e deriva dalla bava solidificata di un lepidottero. Il baco da seta forma un bozzolo costituito da un singolo filo continuo (ed è proprio questo che lo rende così prezioso) che può avere una lunghezza variabile tra i 300 e i 900 metri. Il tempo di creazione del bozzolo dura all’incirca tra i 3 e i 4 giorni, ed è composto da 20 – 30 strati.

Arrivato il momento di uscire, la farfalla secerne al suo interno una sostanza per“sciogliere” la sericina. In questo modo sposta le fibre e riesce ad uscire. L’unico inconveniente per la lavorazione è che la sostanza utilizzata dalla farfalla ossida la seta nel punto in cui entra in contatto. Quindi rompe il filo, accorciandolo. Questi tipi di bozzoli vengono utilizzati per la realizzazione dei nastri.

Per salvaguardare l’integrità dei bozzoli e poterli utilizzare per fare la seta tratta, è necessario bloccare la metamorfosi del baco in farfalla. Per far ciò i bozzoli vengono raccolti ed essiccati in appositi essiccatoi. E il baco muore.

Per ricavare il filo si procede quindi alla dipanatura che avviene attraverso una serie di operazioni dette trattura.
Per prima cosa i bozzoli vengono fatti macerare in acqua bollente (70°-90°). In questo modo la sericina, ovvero la parte gommosa che tiene assieme le volute di bava, si ammorbidisce ed è possibile eliminarla.

Con appositi scovolini vengono poi eliminati tutti i filamenti esterni, il cascame, e viene così individuato il capo bava.
Per eliminare invece in modo definitivo o parziale la sericina si effettua la sgommatura che avviene in soluzione saponosa a caldo. Eliminare la sericina serve per rendere la fibra più lucente e morbida al tatto.

La fibra viene quindi ulteriormente pulita e cardata, così da permettere la produzione di filati e poi di tessuti. La maggior parte delle lavorazioni (dalla raccolta dei bozzoli alla cardatura) sono lavorazioni pressoché manuali, di conseguenza il costo finale della fibra è piuttosto elevato.

Caratteristiche

  • minimo spessore che le conferisce leggerezza e comodità
  • resistenza alle deformazioni
  • buon isolante, caldo d’inverno e fresco d’estate
  • è la fibra naturale più robusta che si conosca
  • brillantezza, lucentezza
  • assorbe i coloranti molto bene (pittura su seta, colorazioni)
  • la seta è una delle fibre più amate al mondo nonostante mantenerne le proprietà nel tempo non sia poi così semplice.
  • filo elastico, quindi i tessuti risultano molto resistenti agli strappi.
  • morbidezza, caduta perfetta di orli e drappeggi

Ma è sostenibile?

I bachi da seta si nutrono solo di foglie dell’albero di gelso o di altre foglie di specifiche tipologie di piante e le piantagioni di Gelso garantiscono ed incentivano il mantenimento dell’ecosistema naturale originario.

Le piantagioni di Gelso innalzano il livello di biodiversità dell’ecosistema e permettono uno sfruttamento rispettoso del territorio.

Inoltre le piantagioni non possono essere irrorate da fertilizzanti e pesticidi in quanto è scientificamente provato come l’uso di agenti chimici, determini una caduta esponenziale, (se non la morte), della resa dei bozzoli allevati per la produzione del filamento di seta, quindi sono ecosostenibili.

In conclusione la bachicoltura rappresenta un sistema perfetto di economia circolare e le lavorazioni sulla fibra di seta hanno un bassissimo impatto ambientale in termini di emissioni nell’atmosfera

La seta nel corso della sua vita non rilascia sostanze inquinanti ed evita l’enorme ed attualmente non risolvibile problema delle microplastiche caratteristico delle fibre sintetiche. Inoltre nel momento del fine vita del prodotto non lascia residui nell’ambiente e comunque è al 100% riciclabile e riutilizzabile.

Sfortunatamente vista la triste fine del baco, non è vegana. Esistono però alternative chiamate sete non violente, in cui solo dopo che il baco sfarfalla si estrae la seta dal bozzolo.Quindi la farfalla vive. Altrimenti esiste una fibra totalmente di origine vegetale, il Ramiè, che ha un aspetto molto simile alla seta e che veine anche chiamata seta vegetale.

Mi sono dilungata parecchio, siete ancora con me? Dai, si!

Farò anche la seconda parte in cui parlerò dei tipi di tessuti che derivano da questa fibra nobile, non voglio stendervi del tutto!!

A presto, e buona settimana!

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