Che cosa ho addosso se mi metto della lycra?

Si avvicina l’estate, o almeno così dovrebbe essere anche se usciamo da un maggio un po’ novembre, piovoso e fresco.

Allora parliamo di un tessuto tecnico ideale per i costumi da bagno, la lycra.

Definizione

Lo spandex (o elastam) è una fibra sintetica di poliuritano molto utilizzata per elasticizzare i tessuti.

Dai consumatori è più conosciuta attraverso i marchi commerciali: Lycra (Invista), Elaspan (Invista), Dorlastan (Asahi), Roica (Asahi), Linel (Fillattice), RadiciSpandex (Radici Group), Creora (Hyosung).

Storia

II primi studi sui poliuretani risalgono al 1937, presso i laboratori di ricerca della tedesca Bayer. Lo scopo era di trovare un’alternativa sintetica alla gomma, materia prima necessaria alle politiche di riarmo della Germania ma che doveva essere importata. Nel 1939 Paul Schlack sintetizzò un polimero ad alto peso molecolare dotato di proprietà elastiche.
La prima fibra poliuretanica dovette aspettare il dopoguerra e fu prodotta nel 1951 da W. Brenschede. Si otteneva attraverso un procedimento di filatura a umido. Fu denominata inizialmente Vulkollan, marchio ancor oggi utilizzato per altre applicazioni.

Negli Stati Uniti degli anni cinquanta la multinazionale DuPont fece grandi investimenti nello sviluppo di una fibra elastica e nel 1959. Grazie al lavoro sui poliuretani di Mark Dagenkolb Snyder e Joseph Clois Shivers, mise a punto un procedimento di filatura a secco e produsse della prima vera fibra elastica a base poliuretanica, che sarà resa effettivamente disponibile sul mercato nel 1962 con il marchio Lycra.
La neonata tecnologia permetteva di produrre solamente filo dal titolo (cioè lo spessore) relativamente grosso e le prime applicazioni si limitarono alla corsetteria e alle calze medicali, ma già nel 1964 lo stilista fiorentino Emilio Pucci presentò un costume da bagno elasticizzato con Lycra.

La concorrenza non rimase inerte e, nel 1964, la tedesca Bayer mise in commercio la propria fibra poliuretanica sotto il marchio Dorlastan, mentre l’offerta si arricchiva di filati sempre più sottili, ma la vera impennata del mercato arrivò nella seconda metà degli anni sessanta quando gli elastomeri cominciarono ad essere largamente impiegati nella produzione delle calze da donna, grazie anche all’allora dilagante moda della minigonna. Come le calze, molti altri settori dell’industria tessile sono stati letteralmente rivoluzionati dalla massiccia introduzione di questa fibra.

E poi?

Nonostante l’aumentata diffusione, la fibra poliuretanica si manteneva un prodotto relativamente costoso, ragion per cui l’uso era normalmente limitato a prodotti ad alto valore aggiunto. Sul finire degli anni novanta un forte aumento di produzione, una guerra al ribasso e la crisi economica ne hanno frazionato il prezzo, rendendo l’elastam conveniente anche in prodotti più standard. Gli anni 2000 hanno visto la definitiva uscita dal settore di multinazionali del calibro di DuPont e Bayer che hanno ceduto rispettivamente a Koch Industries (2004) e Asahi Kasei (2006).

In Italia il filo elastam era prodotto fino al 2008 dall’italiana Fillattice a Capriate San Gervasio (BG), mentre la coreana Hyosung Corporation ha installato un impianto di orditura a San Giuliano Milanese (MI). RadiciGroup è una multinazionale italiana, ma la sua produzione di fibra elastica era localizzata negli stati Uniti. La presenza in Italia degli altri produttori è limitata alla commercializzazione e all’assistenza tecnica.

Produzione

Per definizione commerciale si intende per elastam un fibra sintetica elastomerica a bava continua costituita per almeno l’85% della massa da poliuretano segmentato. È prodotta estrudendo il poliuretano fuso o in soluzione attraverso una filiera in un impianto di filatura.

Il filo è composto da una sequenza di multifilamenti rigidi intramezzata da una sezione di filamenti flessibili, che se sottoposti a trazione si espandono e allungano.

La stoffa di lycra solitamente presente la fibra sintetica spandex in una percentuale variabile tra il 14% e il 40%, dando così vita a tessuti molto diversi tra loro.

Le tecnologie di produzione sono quattro:

  • Filatura a secco (dry spinning): è il metodo di filatura più diffuso, nel mondo il 90% dell’elastam è prodotto con questo metodo.
  • Filatura per fusione (melt spinning)
    L’impiego di materie prime in granuli (chips)
  • Filatura a umido (wet spinning)
  • Filatura reattiva

Caratteristiche, proprietà e benefici

Questa fibra ha svariate caratteristiche che la fanno preferire alla gomma:

  • può essere allungata fino al 500% senza rompersi;
  • può subire vari cicli di allungamento e recuperare la lunghezza iniziale;
  • non si deforma, non perde la forma iniziale anche se subisce stress ripetuti;
  • è leggera;
  • resiste all’abrasione;
  • resistente nel tempo e alla muffa, durevole e forte;
  • forza relativamente alta;
  • è morbida, liscia e flessibile e confortevole;
  • resiste agli oli per il corpo, sudore, lozioni, detergenti;
  • non ha problemi di elettricità statica;
  • può resistere al cloro;
  • facile da tingere;
  • non fa “pallini” (pilling).

Sostenibilità

Di base, la produzione della LYCRA® non è di per sé dannosa per l’ambiente.

Tuttavia necessita di elevati livelli di energia e l’impiego di numerose sostanze chimiche tossiche. Differentemente però da ciò che avviene con altri prodotti come il nylon, i composti necessari per fare la lycra o elastam non derivano come l’olio di petrolio da risorse non rinnovabili.

Però se anche il processo di produzione non sia particolarmente dannoso per l’ambiente (o meglio, c’è di peggio), i suoi derivati tessili sono per contro significativamente dannosi per l’ambiente una volta che sono stati utilizzati.

Uno studio infatti ha rilevato il 60% dei rifiuti presenti nei corsi d’acqua è composto da fibre di tessuto non biodegradabili e che la lycra non è biodegradabile. Potrebbero essere necessari migliaia o addirittura milioni di anni perché tutto l’elastam del mondo si degradi. Inoltre non è nemmeno facilmente riciclabile.

Quindi risulta necessario smaltirli adeguatamente al loro fine vita (e qui mi rendo conto le cose si fanno nebulose e spesso diverse per ogni comune italiano). Inoltre ogni volta che i capi vengono lavati, soprattutto nei primi due anni di vita del capo, le fibre di elastam si rompono e contaminano le acque. E ad oggi non ci sono filtri adeguati a trattenere queste fibre ne nelle lavatrici ne negli impianti di filtraggio comunali o statali.

Si può però utilizzare apposti sacchetti in cui infilare il capo prima di infilarlo nella lavatrice che sono in grado di trattenere le fibre e quindi possiamo raccoglierle.

Nel frattempo, continuano a crescere negli oceani delle gigantesche isole di spazzatura realizzate con tessuti e altre materie plastiche.

Esistono però nuove fibre come l’ECONYL®. È una fibra tessile sintetica derivata dalla rigenerazione di polimeri di plastica riciclata. Possiamo ottenere quindi un nylon ecologico, che viene creato grazie al riciclo di reti da pesca abbandonate negli oceani. Ma anche da tappeti domestici, rifiuti plastici industriali, e scarti di tessuti utilizzati dall’industria tessile.

Anche The Lycra Company realizza già da diversi anni le fibre Coolmax e Thermolite con materie prime riciclate, come le bottiglie di PET riciclato, e ha introdotto nuove fibre realizzate al 100% con scarti tessili.

Quindi un’evoluzione positiva ed ecocompatibile c’è e migliora ogni giorno.

Perché vestirsi con l’elastam o lycra?

Perché ha una ottima elasticità e vestibilità, è ideale per i capi sportivi perché segue il corpo come una seconda pelle. Inoltre è altamente traspirante e asciuga in fretta, ideale quindi per i costumi da bagno. Può essere anche resa resistente al cloro e agli UV, rendendola ideale per l’uso in spiaggia e in piscina.

Viene utilizzato anche per l’intimo, per realizzare capi senza cuciture . O con piccole percentuali di elastam miscelato a cotone o modal si ottengono capi morbidi e comodi. Miscelata ad altri materiali, anche al denim (lo so che non lo credete possibile, ma si fa soprattutto sui super skinny), rende i capi più confortevoli e migliora la vestibilità

Applicazioni principali

  • Abbigliamento :tute per atletica, aerobica, ginnastica, ciclismo, mute da sub, costumi da bagno (piscina) e da mare, pantacollant, pantaloni da sci, jeans e tessuti elasticizzati in genere, maglieria, corsetteria , nastri elastici, pizzi e merletti, calze e collant, calzini, cinture, body per pattinaggio o ballo.
  • Applicazioni sanitarie: calze comprimenti per uso chirurgico, calze a compressione graduata, bende elastiche, pannolini
  • Indumenti preformati come coppe dei reggiseno

Tirando le somme. E’ un ottimo prodotto senza il quale ci scorderemmo costumi da bagno e indumenti tecnici sportivi. Indssiamolo ma con attenzione a come va buttato alla fine della sua vita. Magari senza comprare dodici bikini ogni anno, solo per farsi vedere.

Come al solito buon senso e compromessi!

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