Eccoci di nuovo qui, oggi parliamo di una fibra che anche se è naturale, è molto controversa: il cotone. Materiale naturale, tipicamente estivo e molto diffuso, sulla carta sembrerebbe tutto ok, ma è davvero così?
Definizione
Il tessuto di cotonesi ottiene tessendo filati di cotone ricavati dalla peluria che ricopre i semi di una pianta della specie Gossypium.
Con il termine tessuto cotone generalmente si intende indicare non solo tessuti fatti a telaio, ma anche magline e jersey. Il termine deriva dall’arabo katun ovvero terra di conquista. È un materiale di origine naturale e vegetale. È attualmente la fibra più coltivata al mondo.
Storia
Il cotone si otteneva in passato mediante lavorazione con strumenti di legno o a mano. Dopo aver preso la capsula del cotone dalla pianta si ricavava un gomitolo di filamenti che veniva trattato e lavorato prima di essere inviato alle industrie tessili. Si presume anche che questo tessuto fosse già noto agli egiziani più di 12.000 anni prima di Cristo. Gli archeologi hanno anche identificato frammenti di cotone in Messico che risalgono a 7000 anni fa. Il cotone era già presente prima del secondo millennio a.C. in India ed anche in Perù.
Nel IV secolo a.C. Alessandro Magno aveva fatto di Alessandria il più importante centro di smistamento verso l’Europa del cotone indiano di pregiatissima qualità. Con la conquista della Spagna da parte degli Arabi vennero introdotte anche in Europa le tecniche di filatura e tessitura, oltre alla coltivazione del cotone che però si interruppe agli inizi del Seicento a seguito della cacciata dei Mori. A quel punto fu il Portogallo che si prese lo scettro di importatore principale del nobile cotone indiano. Intanto i secoli passano e in Inghilterra, fra il XVIII e il XIX secolo, inizia la rivoluzione industriale che vede concentrarsi nel Regno Unito la produzione di tessuti e filati.
Da qui all’esportazione di tecnologie di coltivazione e di lavorazione verso le Americhe il passo è breve. Il cotone divenne un’importante fonte di reddito negli Stati Uniti, specialmente negli Stati del Sud, dove era coltivato da manodopera schiavile, spesso tratta in maniera coatta dall’Africa. Con l’elezione del presidente Lincoln, primo presidente repubblicano degli USA, sostenitore della causa dell’abolizione della schiavitù, la questione della produzione cotonifera tramite manodopera schiavile giunse al centro del dibattito politico, sfociando poi nella Guerra di secessione Americana, che vinta dagli Stati del Nord porterà all’abolizione della schiavitù.
Il processo di sgranatura
È il processo tramite il quale è stato possibile avviare un procedimento industriale e una produzione di massa. Il cotone nasce dall’apertura a maturità dei frutti dell’albero del cotone: questi frutti in forma di capsule rigide si aprono e scoprono i semi, che sono avvolti in un batuffolo di cotone.
La sgranatura è il primo passo nella lavorazione: è l’operazione che consiste nel separare il cotone idrofilo dal seme e viene effettuata con una sgranatrice meccanica. Indicativamente, ogni pianta di cotone produce dai 200 ai 500 frutti, pari a circa 2/5 kg di fibra grezza.
I semi del cotone, una volta allontanati dalla bambagia, vengono sottoposti a pressione o a estrazione con solventi per ottenere l’olio di cotone, impiegato nell’alimentazione umana e animale, ma anche per la produzione di saponi e candele. Ciò che resta dei semi dopo l’estrazione dell’olio trova impiego nell’alimentazione del bestiame.
Dopo aver selezionato le fibre sufficientemente lunghe e averle pressate in balle di cotone più facili da trasportare, sarà possibile effettuare la filatura.
La filatura
E’ l’insieme di passaggi che permettono di ottenere dalla materia prima del cotone un filato adatto alla tessitura o alla maglieria.
Ecco le cinque fasi principali in dettaglio:
- Le fibre vengono battute per rimuovere i corpi estranei.
- La cardatura orienta poi le fibre nella stessa direzione, rendendole parallele separandole, dipingendole e pulendole. Alla fine, otteniamo un nastro molto spesso per la cardatura.
- Lo stiramento consiste nel far passare le fibre tra i diversi rulli ruotando sempre più velocemente per allungare il nastro cardante per armonizzarne lo spessore.
- Lo sbiancamento o la tintura del cotone è opzionale.
- Diversi nastri di cardatura vengono uniti insieme, ulteriormente stirati e poi attorcigliati insieme per ottenere il filato di cotone finale, abbastanza robusto da sostenere la tessitura, la maglieria o l’uso come filo per cucire.
Caratteristiche, proprietà e benefici
- ha un comportamento anelastico, le fibre umide sono più tenaci di quelle secche;
- all’aria presenta buona stabilità;
- lascia sulla pelle una sensazione di freschezza.
- ha una elevata capacità di assorbimento;
- può essere lavato a mano o in lavatrice senza particolari problemi, meglio evitare l’asciugatura alla luce diretta del sole perché indebolisce e ingiallisce la fibra.
- Assorbente
- isolante
- relativamente economico
- traspirante
Sfortunatamente, se non adeguatamente finissato, può restringere al lavaggio. Può ingiallire se stirato ad elevate temperature o esposto al sole, è sensibile all’umidità, si strappa facilmente.
Sostenibilità
Il cotone, pur essendo un materiale naturale vegetale, non è sempre sostenibile o ecologico. Nella maggior parte dei casi, proprio per rispondere alla richiesta nell’industria tessile, viene coltivato in modo estensivo facendo largo uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. E anche di acqua, la pianta di cotone ne richiede molta per vivere e produrre. Acqua che alla fine del processo può risultare inquinata dai prodotti chimici citati prima. E anche sfruttamento di risorse umane che coltivano questa pianta, che possono ammalarsi per l’ambiente malato in cui il lavorano e vivono.
E quindi non dobbiamo più comprare qualcosa prodotto in cotone? Per fortuna esiste il Cotone Biologico o Cotone Organico, che è se sempre più diffuso. É ottenuto da semi non OGM, che vengono coltivati senza l’uso di fertilizzanti chimici, con molta attenzione all’ambiente e alla salute dei lavoratori. Particolare attenzione all’eco-sostenibilità viene osservata anche lungo l’intera filiera produttiva. Per il momento è più costoso, ma ne vale la pena.
Perché vestirsi con il cotone?
Il Cotone è utilizzato maggiormente per confezionare capi estivi e capi di abbigliamento intimo, ma anche lenzuola, teleria da casa e arredamento, asciugamani e fodere di capi d’abbigliamento più pesanti. Trova invece minor utilizzo nel campo dell’abbigliamento tecnico, in quanto le fibre sintetiche oggi a disposizione offrono migliori caratteristiche.
Si producono:
- denim, utilizzato per fare jeans;
- chintz, stampato e di mano lucida.
- spugna, utilizzato per fare asciugamani da bagno;
- jersey, naturalmente elasticizzato e confortevole, ideale per intimo e magliette;
- fustagno, utilizzato per gli indumenti da lavoro.;
- felpa, sia garzata che felpata, più calda
- pile, caldo e invernale
Inoltre è una fibra assolutamente vegana. E qui dobbiamo fare un compromesso, se non riusciamo a trovare il cotone organico. Perché spesso chi adotta un’alimentazione vegana, presta una particolare attenzione anche all’ambiente oltre che agli animali. E dunque, anche se il cotone è completamente vegetale, la bassa sostenibilità della produzione di questa fibra può essere un problema.
Infine, una curiosità: il cotone viene anche utilizzato nella realizzazione delle banconote dell’Euro, nella fabbricazione di reti da pesca e degli esplosivi (ad esempio la nitrocellulosa).