

Siamo in Giugno, le temperature si alzano, la primavera è entrata nel suo pieno e ci troviamo a fare il cambio dell’armadio per non morire cotti dal caldo nei vestiti.
Ovviamente esistono tessuti che ci fanno stare più freschi e arieggiati e altri che pur sembrando leggeri, non fanno traspirare. E sono qui per darvi un paio di consigli di sopravvivenza. Ora, lo so che ti stai chiedendo se ti sto prendendo per scem*.
Non mi permetterei mai.
Ma per mia esperienza personale, nel senso che mi è proprio capitato di comprare e pentirmi, so che non è così scontato riconoscere i materiali finti leggeri da quelli veramente freschi. Ma non è tutto colpa di ci acquista. Una grande mano gliela da il fast fashion e il pronto moda, con l’invasione incontrollata di tessuti sintetici nei negozi.
E se non c’è alternativa, ovvio che mi comprate quella roba lì. E diciamoci la verità, il poliestere è molto comodo: si lava facilmente, si asciuga in un attimo e non si stira. Ed è economico.
Ora che ci siamo chiariti, iniziamo a parlare di tessuti che sono sconsigliati in estate, soprattutto perché tengono caldo. Che sono poi tutti raggruppabili sotto i tessuti sintetici.
Le differenze tra tessuti naturali, artificiali e sintetici
Brevemente, partiamo dalle basi, dalle tre tipologie principali di tessuti:
Naturali : sono costituiti da fibre vegetali (cotone, lino), fibre di origine animale (lana, seta).
Artificiali : si producono partendo da materie prime naturali, di solito cellulosiche, che vengono trasformate in fibre grazie a processi chimici (viscosa, acetato, ryon)
Sintetici: derivati da materiali sintetici e costituiti per lo più da derivati del petrolio tramite il processo di polimerizzazione (nylon, poliestere).
Perché i tessuti sintetici sono sconsigliati?
Fondamentalmente perché sono fibre derivate dal petrolio. Quindi materie plastiche in tutto e per tutto. E la plastica, per sua natura non lascia traspirare. L’effetto è lo stesso di avvolgersi in un foglio di cellophane. Il calore del corpo non esce attraverso il capo e fa effetto serra.
Con la conseguenza che si crea un clima umido ideale per funghi e batteri e, cosa non da poco, puzzate di sudore dopo poco che avete addosso il capo. Anche se vi siete appena lavati e deodorati.
Ah, morite anche di caldo perché la temperatura aumenta notevolmente visto che non passa aria.
Inoltre causano un non indifferente danno ambientale, sotto forma di rifiuti. Negli ultimi 15 anni il numero di capi acquistati dai consumatori è aumentato del 60% circa. Questi articoli di abbigliamento, però, vengono buttati in media dopo sette/otto utilizzi. Finiscono in discarica, inceneritori o dispersi nell’ambiente. Questa elevata produzione di rifiuti risulta particolarmente dannosa quando si tratta di capi d’abbigliamento composti da fibre sintetiche. Sono realizzati, completamente o in parte non fa differenza, con plastica non biodegradabile. Che può sopravvivere in discarica per oltre 200 anni, rilasciando sostanze chimiche come metano e microfibre. Da cui derivano direttamente le microplastiche. Che si producono anche durante il lavaggio di questi vestiti, e che creano non pochi danni agli ecosistemi marini. Entrando anche nella catena alimentare, e finendo nell’apparato digerente e respiratorio umano.
Simpaticissimo, vero?
Quando sono consigliati?
È importante considerare anche gli aspetti positivi. Sono fibre molto versatili. Vengono prodotte mediante sintesi chimica, ossia mediante la creazione in laboratorio di monomeri che hanno come base di partenza petrolio o materiali di origine minerale. Nel processo di produzione, il monomero può essere dotato di qualsivoglia caratteristica, in funzione della specifica applicazione tessile a cui è destinato. Ad esempio, le fibre sintetiche sono molto idonee alla produzione di tessuti tecnici per l’abbigliamento sportivo, poiché dotate di resistenza, traspirabilità ed elasticità.
Oppure quando dobbiamo dare caratteristiche di impermeabilizzazione ad un capo spalla, un piumino, una giacca a vento. Senza tralasciare tutto l’abbigliamento tecnico da lavoro, che deve essere resistente al calore, al fuoco, agli strappi ecc…
Quali sono questi tessuti?
E soprattutto come li riconosco? Se sono di buona qualità, al tatto è difficile distinguerli per i non addetti ai lavori, cioè il 90 % delle persone. Se la qualità è scarsa, invece, il feeling sarà plasticoso.
Per levarvi ogni dubbio, però, leggete le etichette: di seguito vi metto qualche terminologia che trovate riportata sui capi. Così avete la certezza di cosa state comprando. E col tempo arriverà anche l’esperienza tattile. E buona pace per le commesse che vi guardano male nei negozi.
fibre molto famose
Poliestere: è certamente tra i tessuti più economici. Resistente e longevo nel tempo, si estende e difficilmente restringe dopo i lavaggi. Solitamente non ha grandi qualità di igroscopia di conseguenza sudore e calore restano intrappolati tra pelle e tessuto creando una solida base per il proliferare dei batteri e funghi
Nylon: è il primo tessuto sintetico creato dall’uomo, veniva utilizzato già nella seconda guerra mondiale. E’ una delle fibre tessili più leggere ed ha una buona elasticità, il che lo rende adatto per l’industria tessile. Il tessuto di nylon ha un basso assorbimento di acqua: l’acqua non viene assorbita e rimane sulla superficie del tessuto, di conseguenza resta umido e risulta sfavorevole nei giorni più caldi.
Elastan: è il tessuto elastico per eccellenza e lo troviamo praticamente ovunque. Leggero, ma allo stesso tempo forte. La sua elasticità fa si che i vestiti si adattino perfettamente al corpo. Come per altri tessuti sintetici, si pone il problema della scarsa traspirabilità. Si impiega soprattutto per abbigliamento sportivo e costumi da bagno. E in questo caso ci piace.
Acrilico: L’acrilica è una fibra che deriva dal petrolio. Ha un aspetto simile a quello della lana, denso, dovuto alla sua arricciatura, ma non le stesse qualità. Le fibre acriliche si miscelano spesso a quelle naturali; questo perché rendono il tessuto più morbido, facile da curare e ne riducono l’infeltrimento. Sono fibre acriliche, per esempio, il leacril, il velicren e il raion. Soffici e malleabili al tatto, sono resistenti e non si restringono quando si lavano. Inoltre tessuti fabbricati con queste fibre si asciugano rapidamente e si sgualciscono di rado; non subiscono i danni causati dalle tarme, assorbono poco l’umidità, non si strappano facilmente e sono resistenti alle sfregature. Oltre a caricarsi facilmente di energia elettrostatica, bisogna però fare attenzione, perché queste fibre sono infiammabili.
Acetato e Triacetato: sono fibre sintetiche costituite da acido acetico e cellulosa (cioè il materiale di scarto del cotone) lavorate con cloruro di zinco o acido solforico. Le fibre di questo tipo risultano soffici e malleabili al tatto, nonché molto flessibili e poco sgualcibili. Non vengono aggredite dalle tarme, non subiscono restringimento quando vengono lavate e hanno asciugatura rapida. Tuttavia devono essere lavate a temperature molto basse, sono poco assorbenti e si caricano con facilità di energia elettrostatica. Bisogna fare attenzione perché queste fibre sono altamente infiammabili e reattive al calore: quando si stirano tessuti di questo materiale occorre tenere il ferro alla temperatura minima.
Microfibre: possiedono un diametro molto ridotto (qualche micron) e sono costituite da poliesteri o poliammidi; ne sono esempi il pile, il tactel e l’alcantara. Le microfibre hanno il vantaggio di essere soffici, impermeabili e sottili. Inoltre sono traspiranti in quanto non bloccano l’umidità. I tessuti in microfibra sono forse gli unici che in estate sono comodi d indossare e non tengono caldo.
fibre Meno conosciute
Clorofibre: La clorofibra è una fibra al cui interno si trova cloruro di vinile; questa sostanza è usata principalmente negli indumenti per proteggere dalla pioggia. E’ meglio non avere contatti diretti sulla pelle con vestiti contenenti questa fibra. Va ricordato anche che produrre policloruro di vinile, o PVC, ha un forte effetto inquinante. La clorofibra è un ottimo isolante in caso di temperature rigide, quando si stira, non bisogna mantenere il ferro eccessivamente caldo. E’ molto simile all’acrilica, e, come questa, è infiammabile. Bisogna infine ricordarsi che il policloruro di vinile non può essere lavato in modo chimico.
Polipropilene: si fabbrica utilizzando un derivato del petrolio e trova impiego principalmente nei tessuti per la biancheria intima sportiva. E’ una fibra la cui produzione non prevede alti costi, e per questo motivo, si aggiunge spesso ad altri tipi di filato per rendere certi indumenti meno costosi. Ha inoltre il vantaggio di essere molto leggera, inalterabile dall’acqua e di non caricarsi di elettricità elettrostatica. Pur essendo molto sottile, conserva il calore.
Poliuretano: deriva dal petrolio e si utilizza per fabbricare l’elastan. Gli indumenti destinati a proteggere dalla pioggia sono fabbricati con questo materiale. Per creare l’alcantara e altri tipi di cuoio finti, si combina con il poliestere.
concludendo…
In definitiva, il mio consiglio, tutto l’anno ma soprattutto con le temperature estive è di rivolgervi il più possibile a fibre naturali, quali lino, cotone o artificiali come la viscosa.
Evitate il poliestere, lo so che è comodo e costa poco, ma può crearvi parecchio disagio oltre che un danno serio alla salute. Sotto forma di irritazioni cutanee e allergie.
Senza dimenticare che il corpo si surriscalda e rischiate anche il colpo di calore o lo svenimento. Soprattutto con gli eventi di alte temperature piuttosto estreme degli ultimi anni.
Quindi cautela e state al sicuro!
Bene, spero di esservi stata utile, noi ci vediamo presto sempre su questi schermi!